Dove nasce il paesaggio urbano: un contributo dalla tradizione francese
💬 Il testo viene qui condiviso come riferimento culturale in preparazione al secondo incontro del percorso partecipativo dedicato alle infrastrutture verdi di Mola di Bari, offrendo spunti utili per riflettere sul significato profondo della componente vegetale nella trasformazione dei paesaggi contemporanei. 🌿
🌳“Prima che venissero acclimatate e moltiplicate tutte le varietà oggi disponibili, le modalità con cui si realizzavano le piantagioni urbane avvenivano in modo molto semplice: l’olmo abbelliva la piazza e accompagnava le passeggiate lungo le vie. Questa bellissima specie arborea, devastata da una malattia mortale, è in seguito scomparsa dal paesaggio. Cresce spontaneamente ai margini delle foreste e lungo le siepi nella maggior parte della Francia. Le sue esigenze di luce la predispongono a situazioni isolate e, a condizione di un suolo sufficientemente fresco, può raggiungere un’età ragguardevole e dimensioni impressionanti. Era apprezzata per la qualità del suo foraggio e del suo legno. Ma la più grande virtù dell’olmo nella città risiedeva nella finezza del suo fogliame, tanto nello sviluppo delle ramificazioni quanto nella distribuzione delle foglie. Quando raggiunge la maturità, forma probabilmente le canopee più belle: i suoi filari hanno segnato per diversi secoli la maggior parte dei giardini e delle passeggiate del regno. Nell’est della Francia si preferiva il tiglio, lungo il litorale mediterraneo il bagolaro, e quando la piantagione assumeva un carattere simbolico o sacro, si prediligeva la quercia o l’ulivo. Le piante venivano semplicemente selezionate dalle foreste vicine.
Le prime trasgressioni a questi usi secolari furono messe in scena dai sovrani. Nei giardini e nei vivai reali si osservava il comportamento di nuove specie, si testavano le loro applicazioni medicinali o industriali.
Nel giardino delle Tuileries, ad esempio, Enrico IV pianta una quantità impressionante di gelsi bianchi: quindicimila, ventimila esemplari sono disposti per sperimentare l’allevamento dei bachi da seta. L’agronomo Olivier de Serres è incaricato di questa operazione, alla quale il re si interessa personalmente per lo sviluppo di questa nuova industria francese. La piantagione del gelso sarà fortemente incoraggiata sia nei giardini privati che nei viali pubblici, e rappresenta ancora oggi una specie che si pianta volentieri.
Le piantagioni a carattere ornamentale si sviluppano parallelamente alla grande avventura delle spedizioni oltre oceano. Nantes è stata un luogo centrale per l’acclimatazione: fin dal 1688, Luigi XIV vi crea un giardino botanico destinato a “rinfrescare” le piante appena arrivate prima di inviarle verso la capitale. È lì che viene identificato e moltiplicata la magnolia grandiflora, divenuto l’emblema di questa città ancora oggi intrisa di esotismo.
Alla fine del XVIII secolo, la Francia possiede un campionario considerevole di piante esotiche: noci d’America, aceri da zucchero, aceri a foglia di frassino, aceri rossi della Virginia, cedri bianchi, cedri della Virginia, cipressi a foglia d’acacia o della Louisiana, ecc. Come i suoi predecessori, anche il ministro François de Neufchâteau ne raccomanda la piantagione per finalità di economia rurale e forestale. Tuttavia, queste specie saranno impiegate piuttosto per adornare i parchi e i giardini privati, poiché l’élite dell’epoca, affascinata dall’esotismo, si contende queste novità. A questo entusiasmo si deve la presenza delle sequoia, dei cedri e dei faggi purpurei che costituiscono la cornice delle antiche dimore e segnano ancora oggi il paesaggio francese.
Le piantagioni si diversificano nelle città con lo sviluppo delle grandi opere urbane della fine del XIX secolo. Nel frattempo, l’orticoltura è divenuta una vera e propria disciplina sperimentale. È progredita parallelamente all’agricoltura, coniugando prudenza e sperimentazione, osservazione, incroci e classificazione. Le società scientifiche si sono moltiplicate. Tuttavia, le piantagioni urbane continuano a presentare una scarsa diversificazione. Il platano prenderà il posto dell’olmo, avendo scoperto tutte le sue qualità. È elogiato, al pari dell’ippocastano, da Adolphe Alphand, a capo del servizio delle Promenades della città di Parigi, poiché cresce rapidamente, offre ombra, ha un bell’aspetto e non è attaccato dagli insetti xilofagi. Alphand raccomanda anche l’olmo, la robinia, l’albero della Iacca, il platano, la catalpa e la paulownia.
Poco più tardi, nel 1879, il paesaggista Édouard André propone, nel suo Traité de l’art des jardins, una cinquantina di varietà adatte alle piantagioni urbane. Successivamente, nel 1896, A. Chargueraud, professore di arboricoltura presso la città di Parigi, pubblica il primo Traité des plantations d’alignement et d’ornement, in cui descrive e commenta le caratteristiche di un centinaio di specie.
Sebbene in quell’epoca le piantagioni urbane abbiano conosciuto un notevole slancio, le sollecitazioni a diversificare la palette vegetale non furono accolte. È purtroppo piuttosto raro incontrare nello spazio pubblico specie diverse dal platano, dal tiglio argentato o dall’ippocastano. La Bretagna è rimasta ai margini delle mode, e vi si possono ancora scoprire bellissimi esemplari di querce o faggi piantati nei pressi delle chiese. A questa limitata scelta si aggiunge l’assenza di misure di rinnovamento, cosicché oggi i gestori si trovano direttamente confrontati con tutti gli svantaggi della monospecificità e dell’invecchiamento.
Quali sono le tendenze attuali? Negli ultimi decenni, si è fortemente criticato l’uso un po’ sistematico delle piante a carattere decorativo: l’alternanza tra il ciliegio da fiore e l’acero variegato ne è la caricatura. Sostenuti dai movimenti per la tutela della natura, si è sviluppata una preferenza per le specie indigene: alla siepe di tuia si preferisce quella mista, al ciliegio da fiore il ciliegio da frutto, e all’acero negundo, quello campestre. L’emergere di fenomeni stra-ordinari come le malattie e le piogge acide ha attirato l’attenzione sulla fragilità degli equilibri ambientali e sul rischio di scomparsa di alcune specie.
Parallelamente, l’ecologia si è affermata come scienza esatta, capace di spiegare il funzionamento dei sistemi complessi e di precisare le condizioni per il loro mantenimento, se non per la loro ricostituzione. Oggi, l’ecologia non si applica più soltanto agli ambienti naturali, ma si interessa anche degli spazi urbani, della città. Louis-Guillaume Le Roy ne è stato un precursore, creando nel campus dell’università di Lovanio, in Belgio, delle ricostruzioni di aree abbandonate favorevoli alla colonizzazione da parte di specie pioniere adatte.
In Germania e nei Paesi Bassi, la vegetazione di ambienti specifici – come suoli sterili o ambienti umidi – è divenuta una vera e propria competenza progettuale. Si moltiplicano le ricostruzioni di biotopi nei parchi e nelle città, dove piante e animali selvatici convivono armoniosamente e si offrono alla curiosità degli abitanti. Si inizia così a comporre queste scene naturali in mises en paysage che conciliano il piacere dello spettacolo con quello della conoscenza, evocando in maniera sorprendente la presentazione delle scoperte botaniche nei giardini pittoreschi del XVIII secolo.
Il patrimonio esistente necessita oggi di essere rinnovato e diversificato. L’immagine dei paesaggi urbani delle prossime decadi dipenderà dalle scelte che verranno compiute nei prossimi anni. Piantar bene, oltre all’attenzione richiesta nella messa a dimora e nella manutenzione, esige una conoscenza approfondita delle specie vegetali, delle loro esigenze, dei loro comportamenti, ma anche delle loro caratteristiche paesaggistiche, che influenzano direttamente la qualità e il piacere degli spazi piantati.
Sarebbe un peccato trascurare tutte le possibilità offerte da una palette vegetale considerevolmente arricchita dalle scoperte di molte generazioni di botanici e orticoltori. A partire dalle grandi spedizioni oltremare, due secoli di sperimentazioni hanno permesso lo sviluppo di un ampio ventaglio di specie vegetali in grado di offrire risposte adeguate alle condizioni ambientali e agli obiettivi del progetto di paesaggio."🌾
Immagine 2: Parc Andre Citroen, Parigi 1992
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